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Red Ronnie e il suo ritorno a Roxy Bar (intervista a cura di Giulia Pierimarchi)

g1355240932Red Ronnie, all’anagrafe Gabriele Ansaloni, esordisce come dj radiofonico in una di quelle radio libere, come le cantava Eugenio Finardi negli anni 70, cominciando nella prima emittente indipendente bolognese: Radio Bologna Notizie, dove si è subito affermato per la singolarità dei suoi palinsesti che raccoglievano band ed artisti fino ad allora poco conosciuti: Doors, Led Zeppelin, Sex Pistols, Janis Joplin. Divulgatore musicale da oltre trent’anni, si occupa attivamente di programmi per lo sviluppo e la diffusione della musica originale. Da oltre vent’anni realizza interviste e si occupa esclusivamente di Roxy Bar. Personalità schiva, positiva e dinamica, in perenne conflitto con la mediocrità e i periodi di apatia culturale del nostro paese, spesso controcorrente, il professionista è un animo entusiasta. Sempre disposto a contagiare e a render curiosi i suoi ascoltatori sulle nuove tendenze del panorama musicale.
Da Bandiera Gialla a Be bop a lula, passando per Help e Roxy Bar, i suoi programmi di argomento musicale sono sempre stati delle vivaci ricerche sui nuovi esponenti dell’ambiente emergente italiano. Oggi, rimanendo fuori dai circuiti mediatici – volti questi a dare spazio a reality e a talent – decide di portare la sua esperienza televisiva sul canale via web: l’intento è quello di creare un’alternativa di controtendenza rispetto alla soluzione imposta da un mercato in rapida evoluzione come il riutilizzo di vecchi schemi quali il passaggio televisivo garante di successo discografico.

– Nove anni trascorsi tra Videomusic, Tmc e Tmc2. Una pausa durata fino al 2011, poi nel dicembre dello stesso anno torna col Roxy Bar e torna, anzichè in televisione, su piattaforma Streamit. Come mai questo cambiamento? Dipende forse da differenti concezioni sul modo di pensare il programma e di approcciare ai contenuti e trasmetterli?
Roxy Bar Tv è il risultato di dieci anni di riflessione su quello che il Roxy Bar è stato nella memoria collettiva. Se penso al Roxy Bar penso agli anni di trasmissione televisiva che vanno dal 1992 al 2001. Un arco di tempo composto da grandi momenti di televisione. Lungo tutti questi anni ho avuto la fortuna d’incontrare personalità come Paul Mc Cartney, George Harrison, Keith Richards, Fidel Castro, il pittore William Congdon, di cui probabilmente rimangono più impresse le tracce sul mio percorso di formazione umana. Personalmente il Roxy Bar è stato un’esperienza che mi ha fatto crescere interiormente in quanto ho sempre cercato di realizzare ogni diretta secondo come io ho sempre immaginato il programma: all’interno delle trasmissioni non si parlava soltanto di musica e di arte ma anche di società civile e di attualità ed ognuno dal pubblico, agli artisti – talvolta perfino i redronnie_02pcameraman – poteva inserirsi all’interno dei dibattiti. Ognuno in questo luogo d’interazione, di condivisione e di scambio poteva sentirsi libero d’esprimersi e poteva sentirsi parte dello stesso luogo d’azione: una volta entrato nel bar ognuno dal più ricco al più povero, dall’artista affermato a quello emergente, dal pubblico a casa e in studio aveva la possibilità di superare i comportamenti connessi ai propri ruoli sociali e al proprio status e poteva avere la sensazione di vivere un ambiente tranquillo e confidenziale come in un qualunque altro punto di ritrovo cittadino. Questa stessa libertà di espressione e di azione mi ha potuto concedere di non essere soggetto alle abituali logiche televisive, andando in onda su Videomusic, su una rete non appartenente né alla Rai né a Fininvest. A questo proposito voglio ricordare quando nel 1994 Lucio Dalla venne in studio e chiese di mandare in onda Henna chiedendo di oscurare completamente lo schermo per ascoltare meglio la sua canzone – tra l’altro la sua venuta al Roxy non era nemmeno prevista – perfino noi che lavoravamo per il programma non eravamo subordinati a delle norme o a degli ordini secondo cui gli avvenimenti si susseguivano. Avevamo la completa libertà di improvvisare e far evolvere la trasmissione liberamente, svincolandola da scalette.
È chiaro che questo tipo di format se viene riproposto oggi sulla tv interattiva del web dove non ci sono uno schema o un canone da seguire che possano regolamentare la procedura della trasmissione, permette ancora di più di proseguire in continua libertà verso l’improvvisazione e la spontaneità. E la libertà di esprimersi in qualunque forma!
Con questo esperimento della web tv, mi viene spontaneo tornare indietro con il tempo e ricordare lo spirito creativo ed avventuriero con cui si provava ad intraprendere l’esperienza della radio negli anni 70. Negli anni delle prime radio indipendenti si intrattenevano gli ascoltatori parlando di «cultura e musica ribelle» e di tutto ciò che potesse avere un potenziale sulle nostre emozioni, sul momento presente che si stava vivendo e che potesse introdurci al futuro. Che potesse costituire un pezzo di storia, con la possibilità di farne tesoro, custodirlo nel nostro bagaglio personale e beneficiarne come arte.

– Tutto questo è un qualcosa di completamente diverso da ciò che propone la televisione commerciale di oggi con i vari The Voice, X Factor, Italia’s Got Talent, Amici. Lei sceglie di tornare in questo periodo di crisi culturale dove la televisione ha soltanto questo tipo di offerta e dedicare come succedeva fin dalla prima edizione del Roxy Bar un amplio spazio ai talenti musicali emergenti
Nel nostro paese fare l’artista non è mai stato riconosciuto uno status, e chi vuole avere un po’ di visibilità per il proprio talento musicale si vede costretto a partecipare ai talent dove il requisito fondamentale è quello di saper cogliere l’entusiasmo e la partecipazione del pubblico, riproponendo brani già portati al successo. Chi partecipa ai talent si vede costretto a rinunciare alla propria originalità e a mostrare le sue capacità interpretando canzoni ed emozioni del passato. In questo contesto la musica e il talento musicale sono ridotti a qualcosa di strumentale.
Volendo considerare Sanremo come il precursore di questi talent show, chi vince la sezione giovani del Festival è spesso destinato ad essere dimenticato dal pubblico, che difatti si mostra più interessato a chi riesce ad attirare rumore e a far clamore. In questi show televisivi la musica finisce per essere un mero supporto di sfondo perchè questi programmmi fanno parte di un palinsesto tv che per fare un buon ascolto deve essere in grado di suggestionare e fare sensazionalismo. Nei talent o comunque nei reality show anzichè creare occasioni di confronto o di dibattito, si va alla ricerca della dote non comune. Del fenomeno. Si riflette sui talenti nascosti dei protagonisti tra promossi e bocciati…
– Sono d’accordo il reality è quel tipo di programma che riesce ad avere forte seguito perchè la gente è più interessata ai momenti in cui i partecipenti o alzano la voce oppure si ritirano nel “confessionale”. 
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Esattamente. Nella tv di oggi si va alla ricerca del pettegolezzo.

Inoltre il problema di questi show è che se oggi si presentassero ai casting tutti quegli artisti che oggi godono di quello che hanno ereditato lungo la loro carriera, oggi questi non sarebbero presi in considerazione. In questo quadro il Roxy Bar vuole tornare e si vuole porre come un punto di sostegno e una sede di confronto tra artisti del passato e nuove generazioni. Dando loro l’opportunità di poter condividere la propria creatività con i momenti di jam session tra i musicisti ospiti in studio che esprimono le loro opinioni sui diversi brani eseguiti.

– Potremo riassumere la proposta dei talent show come un’immagine rappresentativa della società degli ultimi decenni, dove tutto viene vissuto con ritmi accelerati? Potremo considerarlo il figlio di un sistema che valuta le persone per le loro performance e per la loro capacità di servirsi al meglio del proprio tempo?
Il talent è l’immagine della realtà in cui i manager che lavorano consumano al meglio il proprio tempo per cercare di trarne il massimo dei profitti e del successo.

– Bene, questa era l’ultima domanda, ringraziamo Red Ronnie per la disponibilità e invitiamo tutti a seguire il Roxy Bar QUI

Ringraziamo moltissimo anche Clarissa D’Avena e EcodellaNotizia per la gentile collaborazione che ha reso possibile realizzare l’intervista.


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Giulia Pierimarchi

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