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Beck – Morning Phase (Capitol, 2014) di Mario Cutolo

Beck_Morning_PhaseA quanto pare anche il prolifico Beck ogni tanto ha bisogno di una pausa. Non che nei sei anni che separano Morning Phase da Modern Guilt il nostro si sia dedicato ad altro rispetto alla musica: ci sono stati tre importanti dischi che lo hanno visto nella veste di produttore (Charlotte Gainsbourg, l’album solista di Thurston Moore dei Sonic Youth e Stephen Malkmus) e soprattutto il progetto Record Club in cui insieme ad amici musicisti, ha risuonato importanti album della storia del rock nella sua interezza, tra i quali The Velvet Underground & Nico e Songs of Leonard Cohen.
E’ quindi abbastanza evidente che Beck era alla ricerca di una strada o quanto meno di una ispirazione che lo portasse di nuovo a scrivere materiale originale, e Morning Phase segna questo nuovo “inizio” a venti anni esatti dal suo esordio.
Ci sono voluti certamente diversi ascolti per entrare pienamente nell’atmosfera del disco. Diciamo infatti subito che Morning Phase è un disco che poco ha a che fare con l’eclettico gioco di generi che Beck ci ha regalato nei suoi dischi d’esordio e molto invece con Sea Change, l’album acustico che analizzava con malinconia la fine di una relazione amorosa. Questa volta pero’ la malinconia del disco  non ha niente  a che vedere con la perdita o la fine di una storia, quanto piuttosto con uno stato d’animo generale proprio relativo ad un supposto risveglio e, dato che esiste un precedente tanto illustre, anche la sorpresa e’ decisamente minore.
Le sonorità’ acustiche dell’album e la scelta di tornare in campo con un disco che lo avvicina molto alla nozione di cantautore è probabilmente una scelta ponderata ma non basta ad eludere la sensazione che a tratti il disco soffre di una omogeneità al limite della noia e gli intermezzi costituiti da  cascate di violini frenano la fluidità’ delle canzoni invece che legarle una all’altra in una sorta di discorso coerente.
Prese singolarmente le canzoni sono ben strutturate, ma alla luce delle piccole variazioni che le contraddistinguono è difficile riconoscerne il valore singolo e rischiano di perdersi dentro un enorme sinfonia da dormiveglia. Ciò detto, Morning Phase offre sicuramente momenti di eccellenza soprattutto nella conclusiva Waking Light in cui, nel crescendo finale, si ha la sensazione che il risveglio sia completo e lascia la voglia di capire se ci saranno delle successive fasi (afternoon phase, evening phase e night phase) che possano terminare il racconto e trasformarlo in storia completa.

Tracklist:
1. Cycle
2. Morning
3. Heart is a drum
4. Say goodbye
5. Blue moon
6. Unforgiven
7. Wave
8. Don’t let it go
9. Blackbird chain
10. Phase
11. Turn away
12. Country down
13. Walking light


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Stefano Capolongo

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