Seconda volta della band all’ormai ricercatissimo Orion live club, seconda volta di Relics al loro cospetto, ed il mio personalissimo battesimo live con Il Teatro degli Orrori arriva solo stasera, a distanza di ben cinque anni dall’uscita del loro primo album (Dell’impero delle tenebre). Questa pecca, altrimenti chiamata “delitto” dai puristi dell’underground, trovava la sua spiegazione nell’odiosa ed esagerata idolatria aleggiante intorno alla figura di Pierpaolo Capovilla che ha fatto si che da parte di chi scrive il Teatro fosse relegato, a torto, nel fondo di un cassetto. Una frizzante allegria e una leggera ansia da prima volta sono dunque i sentimenti che stasera misureranno la performance, sentimenti che di certo non appartengono alla folta platea di sfegatati che riesce a riempire il parterre del locale. In apertura stasera i 2Pigeons (Lombardia) eclettico duo elettronico e i The Mantra Above The Spotless Melt Moon (Campania) con il loro rock elettronico e psichedelico danno una sincera boccata d’ossigeno alla musica italiana, ricordandoci che qualcosa di buono c’è e si sente.
Alle 23 e dieci circa, l’entrata in scena di Pierpaolo Capovilla, che segue di qualche secondo quella dei membri della band, è in pieno stile divo marcio con tanto di brevettata andatura barcollante da sbronzo; i classici due minuti fisso a guardare il pubblico e si parte: Non vedo l’ora ed è il delirio. Il pogo parte subito e con lui anche la caccia al contatto col cantante che si presta spessissimo alla transenna e di conseguenza all’abbraccio dei suoi fan: ciò che da subito appare chiaro è la nuova formula del “Capovilla and friends” ovvero la netta predominanza scenica del frontman di Varese a scapito della seppur nutrita band alle sue spalle che appare leggermente in ombra pur dimostrando di saperci fare sul serio. Per nessuno e Skopje alzano la temperatura e trascinano verso l’esplosiva Io cerco te, pezzo selvaggiamente accompagnato dal fomento del pubblico.
Una buona alternanza di momenti estratti dai 3 album in studio della band regala brani intensi come Due, Majakovskij, Il turbamento della gelosia, Ion che offrono spunti importanti di riflessione ma dai quali però mai emerge la potenza vocale di Capovilla, strozzata dal volume forse troppo alto della chitarra di Gionata Mirai e fiaccata dal lunghissimo tour ancora in corso. La canzone di Tom è una perla rara e forse il pezzo più significativo della band, la sua esecuzione risulta sempre toccante e piena di pathos, sorretta e valorizzata dalla furiosa batteria di Valente: un doveroso salto indietro costituisce l’encore con Compagna Teresa, giusto tributo ai primi passi della band. Il Teatro degli Orrori conferma il proprio indiscusso valore ma paga oltre alla stanchezza che si riflette in molti aspetti dell’ora e mezza circa di esibizione, la nuova formula “Capovillacentrista” esplosa con Il mondo nuovo e accolta con freddezza da i fan storici.
Una prestazione macchiata da volumi sballati e da una punta di stanchezza ma sorretta comunque dall’alto spessore artistico che solo il Teatro sa regalare, e dalla perfetta visuale offerta dal consueto anfiteatro di questo Orion live club, che permette anche ai fan meno esagitati, di godersi la performance lontano dalle zone calde.
Setlist:
Non vedo l’ora
Per nessuno
Skopje
Io cerco te
E’ colpa mia
A sangue freddo
Due
Ion
Majakovskij
Il turbamento della gelosia
Monica
Doris
Mai dire mai
Lezione di musica
——–
Compagna Teresa
La canzone di Tom