Bisognerebbe esortare la pubblicazione di un libro dal titolo: “I segreti meglio custoditi di Roma”. Il libro però non dovrebbe parlare di chiese barocche sconosciute o di gustosi ristorantini fuori mano; sarebbe solo una lunga, appassionata lista descrittiva dei gruppi musicali romani che da anni elettrizzano le folle, nei meravigliosi locali rock della capitale, anche se non tutti i cittadini lo sanno. Molte delle facce che si incontrano a questo concerti pare quasi di riconoscerle, tanto che spesso si è portati a fare un reciproco cenno di saluto, anche se non è mai stata scambiata una sola parola. Però, appunto, si ha in comune il fatto di conoscere il segreto. Le grandi confraternite di show business musicali che ormai hanno perso la voglia di suonare e le palle, lasciamole alle radio commerciali, alle menti rallentate. I veri gruppi, che alla grande tecnica musicale uniscono il cuore e la voglia di muoversi in giro per la penisola anche solo per seguire la brezza di un tempo, sono ancora qui, nei dintorni della notte: un po’ quello che è successo al Traffic un venerdì di marzo: i The great fire of Rome hanno dato il calcio d’inizio, per lasciare poi il posto ai grandi IV Luna. I primi hanno aperto la serata col loro energico wall of sound, mostrando che l’anima della vecchia triade chitarra-basso-batteria è sempre viva e appassionata. La voce del cantante e chitarrista ha tradotto i suoni degli strumenti attraverso parole affilate: e la cosa più bella è capire che il gruppo suona con noi, non per noi: le loro facce sono divertite, non c’è distacco col pubblico. Sono bravissimi, ma non gli interessa. Alternano pezzi molto veloci e pesanti a fraseggi morbidi, sottolineati dal basso e dalla batteria a tratti ossessivi. Un piacere per gli occhi e le orecchie. Quando parte Midnight in Babylon molti del pubblico saltellano pieni di adrenalina. Alla fine della performance, i The greatfire of Rome lasciano il posto al gruppo della serata: i IV Luna. Una colonna dell’underground romano e di qualunque appassionato di rock e prog-metal italiano. Dopo tanto tempo passato a concentrarsi sui progetti personali, i membri del gruppo (Mik-voce e chitarra /Laki-chitarra solista /Bj-basso / Alex-batteria) hanno dato alla luce l’ultimo disco: The last day of an ordinary life, e finalmente sono al Traffic per suonarcelo dal vivo. Ad accompagnarli nella seconda parte del concerto, Alice Pelle alle tastiere e voce. Non mancano ovviamente i pezzi dai vecchi album, Libera mente e D’Incanto ma soprattutto Germogli. Ogni brano viene eseguito con straordinaria tecnica, che è la base fondamentale se poi si vuole essere liberi di ricamare col cuore l’atmosfera. Si parte con la splendida Allucinazioni, seguita da D’incanto. Fin dall’inizio la musica è perfetta: all’interno dello stesso brano, come da copione nella musica dei IV Luna, si alternano movimenti più lenti e melodici a parti più dure e granitiche. Le due chitarre vivono in simbiosi, e mentre Mik da il via ai cambi di tempo, Laki lo segue cesellando ogni volta splendidi assoli, splendide zone di luce. La voce di Mik è lo strumento in più del gruppo: l’atmosfera viene pesantemente influenzata dalle zone sonore che essa va ad esplorare.
Viene da pensare, per strane connessioni automatiche ed inconscie, ai grandi interpreti del passato: tutti i cantanti del rock italiano dei settanta, tutte quelle gole magiche che davano la pennellata essenziale al quadro: Locanda delle Fate, Banco, Diaframma, Pfm, solo per citarne alcuni. La bellezza dei testi in italiano alle volte non ha eguali, e dal palco esse ci arrivano in sordina, malinconiche, oppure forti e vigorose. La chitarra di Laki, poi, è quasi una seconda voce, limpida e guizzante, che contiene in sé la potenza del metal e l’eleganza del prog-rock. I cambi di tempo sono continui e trascinanti: ma non sono semplice ostentazione tecnica, come capita di fare a Dream Theater e co.; qui le ritmiche si alternano con freschezza e naturalezza, non facendo mai venir meno l’elemento sorpresa. La musica dei IV Luna dal vivo è appassionante, perché ogni brano viene presentato con entusiasmo: ogni brano – ma questa è l’essenza della musica – è un pezzettino di vita del gruppo, e quindi non potrebbe essere altrimenti. Protagonista essenziale di tutto questo è la sezione ritmica, una delle migliori che ci si possa ricordare parte nel panorama musicale italiano. Bj percuote il basso da veterano, animato da grande passione: cappelletto in testa, barba, catene e manone sulle corde, al contrario di Laki da vita a zone d’ombra, naturale compensazione delle chitarre, tante linee sonore che sferzano il palco, la musica, la serata. Alex infine è sempre perfetto: picchia duro per coronare la potenza dei brani, oppure colpisce appena, all’evenienza. Dunque vengono alternati Unsafe Prison, Germogli e In the shade, e al gruppo si unisce Alice alle tastiere, introdotta dai ragazzi con entusiasmo. La sua voce da un apporto meraviglioso alla serata: in particolare quando duetta con Mik, pare di sentire vecchie melodie perse nel tempo, in tanti altri vecchi dischi, in altri locali, in altre notti.

Il nuovo disco The last day of an ordinary life è molto bello, ma come ogni appassionato di musica sa bene, è dal vivo che i brani si alzano in volo e dunque riscendono in picchiata rapace. Le parole in inglese danno personalità all’esecuzione, Alice è brava alle tastiere, e produce effetti interessanti: questi suoni sono la punta dell’iceberg della fantasia del gruppo, dello spleen che lo permea. I lunghi effetti d’atmosfera delle tastiere sono contrattaccati dalla potenza del gruppo: la batteria e il basso dettano ritmiche a tratti feroci, le chitarre destinano le loro voci violente alle orecchie degli spettatori e ai muri del locale, creando un sound compatto e affascinante. La prima parte del concerto si chiude con The best day, e i ragazzi possono finirsi in pace le loro birre ( e anche il pubblico). Poi il bis: vengono eseguite Petali e Dictator. Pregevoli entrambe: ogni componente del gruppo da il meglio per omaggiare tutti quelli che li sono venuti a vedere. Alla fine dell’ultimo brano, Alex si alza in piedi mentre finisce di scuotere i piatti, sorridendo verso il pubblico. Il concerto finisce verso l’una e gli strumenti vengono appoggiati ancora caldi sul palco, mentre Bj salta giù dal palco dirigendosi al bancone del bar perché vuole assolutamente un’altra birra. Uno dei migliori gruppi italiani di questi anni ha aggiunto un’altra ottima esibizione alla sua lunghissima lista, e ancora una volta ha unito sapientemente la potenza del metal alla poesia del progressive. Mik, Alex, Bj e Laki chiacchierano col pubblico, sono simpatici e genuini, ascoltano con interesse e curiosità tutti i vecchi e i nuovi amici. E’ questa, dovrebbe essere sempre questa, la vera essenza della musica. Se leggete su un qualche cartello o su internet che a Roma o in un’altra città suonano i IV Luna, cazzo, andateci, non perdeteveli, hanno già minacciato i loro fan di sciogliere la band in passato, ma ora che sono tornati, fateli vostri.
Songlist:
1 -Allucinazione
2 -D’Incanto
3 -Unsafe prison
4 -Germogli
5 -In the shade
6 -Liberamente
7 -September 28, 2003
8 -The last day of my ordinary life
9 -Realize
10-The best day
11-Petali
12-Dictator
1 -Allucinazione
2 -D’Incanto
3 -Unsafe prison
4 -Germogli
5 -In the shade
6 -Liberamente
7 -September 28, 2003
8 -The last day of my ordinary life
9 -Realize
10-The best day
11-Petali
12-Dictator