Tra follia psichedelica ed una sorta di elettrodoom, si possono apprezzare delle fantastiche sfumature a cavallo fra industrial e noisebeat, una miscela esplosiva di differenti sonoritĂ che legate assieme riescono a forgiare dei risultati davvero interessanti.
La consueta cornice romana offerta dallâINIT Club, ha ospitato uno dei nuovi fenomeni in continua crescita, si tratta di un progetto parallelo formato da Christian Ceccarelli ed Emiliano Di Lodovico, giĂ membri dei Deflore, a cui si aggiunge la batteria (stavolta non solo campionata) di Gianluca Catalani.
La serata apre con un altro progetto molto interessante, Megattera, un duo interamente elettronico noise-ambient, un enorme tavolo cosparso di KaossPad, Sintetizzatori analogici e digitali, minimoog e chi piĂč ne ha piĂč ne metta. Il risultato Ăš davvero affascinante, convince soprattutto lâottima gestione simultanea di tutti quei suoni che rendono sature tutte le frequenze ascoltabili, in un susseguirsi di sussurri, ritmi tecnotribali, urla filtrate e suoni psichedelici rindondanti, e pensare che la band era partita da una normale formazione acustica di ben quattro elementi.
La consueta cornice romana offerta dallâINIT Club, ha ospitato uno dei nuovi fenomeni in continua crescita, si tratta di un progetto parallelo formato da Christian Ceccarelli ed Emiliano Di Lodovico, giĂ membri dei Deflore, a cui si aggiunge la batteria (stavolta non solo campionata) di Gianluca Catalani.
La serata apre con un altro progetto molto interessante, Megattera, un duo interamente elettronico noise-ambient, un enorme tavolo cosparso di KaossPad, Sintetizzatori analogici e digitali, minimoog e chi piĂč ne ha piĂč ne metta. Il risultato Ăš davvero affascinante, convince soprattutto lâottima gestione simultanea di tutti quei suoni che rendono sature tutte le frequenze ascoltabili, in un susseguirsi di sussurri, ritmi tecnotribali, urla filtrate e suoni psichedelici rindondanti, e pensare che la band era partita da una normale formazione acustica di ben quattro elementi.
La cosiddetta band spalla supera le aspettative, stupisce e raccoglie applausi, ma che non ce ne vogliano (avremo modo di approfondire la loro conoscenza piĂč avanti), questa Ăš la serata dei Monte Meccano, orrendamente rimasti a bocca asciutta per la chiusura improvvisa dello stesso INIT, risolta di recente in un vissero e suonarono felici e contenti.
Smontato il technoset dei Megattera, il palco cambia decisamente fisionomia, assumendo un colore ed un clima assolutamente piĂč cupo, degno dei migliori film horror degli anni novanta, ed Ăš forse per questo motivo che inizia la proiezione su maxischermo del visionario film di Shinya Tsukamoto, Le avventure del ragazzo del palo elettrico, che contribuirĂ a rendere il tutto piĂč claustrofobico ed assolutamente sinistro.
Come se non bastasse, la âloggiaâ (cosĂŹ amano chiamare se stessi) indossa delle tanto inquietanti quanto splendide maschere massoniche, a metĂ fra lâultima pellicola attribuibile a Stanley Kubrick e le ceneri di un carnevale che poco di simpatico avrebbe da raccontare.
Smontato il technoset dei Megattera, il palco cambia decisamente fisionomia, assumendo un colore ed un clima assolutamente piĂč cupo, degno dei migliori film horror degli anni novanta, ed Ăš forse per questo motivo che inizia la proiezione su maxischermo del visionario film di Shinya Tsukamoto, Le avventure del ragazzo del palo elettrico, che contribuirĂ a rendere il tutto piĂč claustrofobico ed assolutamente sinistro.
Come se non bastasse, la âloggiaâ (cosĂŹ amano chiamare se stessi) indossa delle tanto inquietanti quanto splendide maschere massoniche, a metĂ fra lâultima pellicola attribuibile a Stanley Kubrick e le ceneri di un carnevale che poco di simpatico avrebbe da raccontare.

Chi conosce i Deflore, puĂČ apprezzare la differenza con i Monte Meccano, un suono leggermente modificato, riempito dalla batteria controllata da un terzo elemento che completa alla perfezione la scena, riempiendo lĂ dove mancava qualcosa, restituendo un ottimo impatto anche live allâascoltatore finale.
Lâimpegno paga, la ricerca di un sound in continua evoluzione anche, soprattutto se ci si avvicina un passo dopo lâaltro al target preposto, ed Ăš questo che i Monte Meccano hanno dimostrato stasera, con lâesecuzione di Mac Morto, brano suddiviso in due atti da brividi, perfettamente strutturati anche live.
Che i Deflore siano in qualche modo diventati i Monte Meccano, se le due band coesisteranno comunque o verranno fagocitate lâuna dallâaltra, al momento non Ăš dato sapere, e per quanto possa sembrare lo stesso binario, mi auguro personalmente che siano giunti allo scambio, una coincidenza fra una linea morta ed una nuova connessione con lâarteria sonora del technodromo, tra sfumature cyber-sperimentali e classiche soluzioni collaudate, e come lo stesso Tsukamoto insegna in Tetsuo, lâevoluzione non ha mai fine, a partire dalle nostre teste.