Un evento molto particolare, di quelli che difficilmente si dimenticano, ma vorrei cominciare questa cronaca spendendo qualche parola in favore della location.
Dopo alcuni mesi bui, in cui era stato privato della sua operosità, riapre finalmente l’INIT Club, che ha ospitato decine di artisti di livello internazionale, dai Voivod agli Unsane, passando per il fantastico Bob Log III, Corrosion of Comformity, gli incredibili Liars ed i favolosi Dead Meadow, solo alcune delle band che difficilmente avrebbero trovato spazio nei club della capitale con queste possibilità. Finalmente, come dicevo, torna operativo, e sfoggia un look abbastanza curato, luci migliori, audio migliore… insomma, sembra che questa pausa forzata abbia giovato in modo particolare ad uno dei locali più significativi dell’underground romano.
Stasera, si esibiscono più gruppi, ed improvvisamente ho l’impressione di essere passato attraverso una sorta di “varco temporale” che mi ha teletrasportato in una dimensione in cui la realtà è del tutto differente da quella che conosciamo: gli anni ottanta!
Tutto intorno a me è HardRock, uno stile che mi apparteneva molto tempo fa, e che ricordo piacevolmente, anche se mi fa sentire un tantino fuori luogo fra tutti quegli stivali da cowboy, bandane e pettinature cotonate. Aprono la serata i The Black Mamba, formazione tipicamente HardRock con qualche sfumatura leggermente pop, sicuramente in linea con il genere Glam proposto per la serata. Timbro vocale alto e squillante, al limite tra il mascolino e l’androgino, così come le loro vesti, fatte di lustrini e trucco sugli occhi, ma i The Black Mamba non sembrano affatto essere solo apparenza, lo dimostrano nei loro pezzi, tra cui spiccano sicuramente Lady Vampire, in cui il pubblico si accalca sottopalco, ed il brano che dà il nome alla band, Black Mamba, con in quale concludono l’esibizione. Applausi per questa band, mentre smontano e lasciano il palco alla band successiva, vengo raggiunto dal loro staff che mi consegna uno dei loro demo, ed ovviamente Relics aggiunge altro materiale al proprio archivio, vedremo prossimamente di lavorarci sopra.Da segnalare il supporto degli Eazy Vice che non hanno potuto partecipare alla serata come band, ma che hanno comunque aiutato a movimentare la serata.

Piccola pausa, mentre il palco viene allestito per la prossima band che propone un sound leggermente più cupo, così come anche il loro look, forse la band dal suono più duro della serata, al limite fra un morbido Heavy tendente al gotico ed una performance scenica molto convincente, anche se forse leggermente fuori tema rispetto al resto del cartellone. Una voce che si fa spazio fra i vari suoni, raccogliendo i consensi del non affollatissimo pubblico che, come molto spesso accade, arriverà più tardi. Nonostante questo, la prova è ottima, soprattutto per la qualità dei suoni che appaiono ben studiati sicuramente già in fase di creazione di ogni singolo brano. Purtroppo non faccio in tempo a segnarmi il loro nome, anche noi abbiamo dei limiti umani, e ci scusiamo per l’inconveniente (mandateci una mail ed aggiungeremo il vostro nome).
La band successiva vanta il pesante titolo di spalla ufficiale dei Reckless Love durante il tour, assolutamente in tema con il resto della serata, si chiamano Hard Revenge, ed oltre alle pettinature cotonate in pieno stile Hanoii Rocks, i revenge sfoggiano una qualità sonora al di sopra della media fin qui ascoltata, concretamente lanciati in direzione di un panorama internazionale pronto a fagocitarne i resti per vedere cosa effettivamente rimarrà in piedi, la cosiddetta prova del nove. Il loro stile, si avvicina agli albori graffianti dei Guns ‘n Roses, anche se preferiamo ascoltare una voce che abbia identità piuttosto che sorbirci l’ennesimo forzato clone malriuscito, ed è questo che ascoltiamo dai revenge; per quanto autoemarginati in un genere che una decina di anni fa era già stato dichiarato saturo, sono riusciti comunque a ritagliarsi un posto (magari un po’ stretto) nel panorama Hard Rock Italiano, famoso per la sua ben nota difficoltà, ed un assaggio molto interessante lo si può avere attraverso Back on the Street oppure Under the Gun. Onore e tanto di cappello ai revenge quindi, e dieci e lode per l’energia che impiegano nelle loro performance, qualche punto in meno per i balletti poco convincenti del loro frontman, magari in questa occasione spronati dalla presenza della headliner che calcherà quel palco pochi minuti dopo.

A suo dire, adora la nostra città e si è divertito un mondo a suonare per noi, anche se ovviamente, mi resta il dubbio che si tratti di una frase pronta da elargire quando viene il momento, del resto fa parte dello spettacolo, ma una cosa è sicura: dall’altra parte della barriera, il pubblico è rimasto soddisfatto e qualcosa mi dice che inizieremo a vedere pettinature e vestiti di quel genere con maggiore frequenza…
…mi toccherà andare a cercare gli stivali in cantina…