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Intervista ai VOLUMIcriminali, a cura di Giuseppe Grieco

Diverso è bello. Ce lo insegnano i VOLUMIcriminali, formazione italiana che, in riga con il nome, ci sparano in faccia il loro personalissimo crossover, mix creativo ed esplosivo che in Italia non ha ancora avuto uno sviluppo massiccio. Occasione perfetta quindi l’uscita di Preludio Al Caos, il loro ultimissimo lavoro che ci permette di parlare con Francesco, membro fondatore e portavoce della formazione, che ci ha parlato un po’ della band e del genere musicale che con tanta passione rappresentano.
1 – Ciao Francesco, tu e gli altri membri dei VOLUMIcriminali siete i benvenuti sul nostro sito! Parlaci di voi e dell’inizio del progetto.
Il progetto VOLUMIcriminali risale a tanto tempo fa, era il 2001 ed eravamo 4 ragazzi poco più che ventenni. Da allora sono l’unico membro fondatore rimasto, in quanto abbiamo avuto diversi cambi di line up. Nel tempo è cambiata ovviamente anche la nostra musica, sia per il susseguirsi di musicisti, dai quali ho voluto sempre attingere idee, sia perchè sperimentare e suonare senza barriere imposte dai generi è sempre stata un prerogativa costante nei VOLUMI.  Agli esordi cantavo solo io e l’impronta era quella di un hardcore molto politicizzato, sempre con testi in italiano. Poi abbiamo deciso di dare una svolta alla nostra musica ed abbiamo preso una seconda voce che ci ha accompagnato dal 2003 fino al 2016. In questo periodo abbiamo avuto modo di far uscire due dischi, il full-length ‘Riflessioni di cambiamento’ nel 2010 e l’EP ‘frammenti distanti’ nel 2014 edito dalla storica etichetta Vacationhouse Records. Negli anni 2007 e 2008 ci siamo divertiti parecchio a suonare in diversi festival che purtroppo oggi non esistono più, dal 2014 in poi invece, dopo aver suonato di spalla agli Indigesti ed aver pubblicato il nostro secondo lavoro, abbiamo avuto l’opportunità di fare un minitour e collaborare con una booking, la Jack Rock Agency, girando due anni e compiendo un bel salto di qualità, calcando diversi palchi importanti nei locali del nord Italia. Nel 2016 i rapporti tra i membri si sono fatti tesi e la line up è nuovamente cambiata: abbiamo quindi preso Daniel alla seconda voce ed un altro chitarrista che è rimasto solo due anni ma ci ha dato un grosso contributo. Nel mentre è entrato nella band il giovane Federico, classe ’95, alla seconda chitarra ed infine Stefano, che ha preso definitivamente il posto dell’altro chitarrista. Dal 2016 ad oggi abbiamo fatto qualche bel concerto, andando fino a Roma, ma ci siamo principalmente concentrati sulla stesura di nuovi brani. Non è stato facile, tra lavoro, trasferte, cambi di line up ecc, ma alla fine ce l’abbiamo fatta ed abbiamo registrato Preludio al Caos. Il tempo di fare due date in Veneto ed è scoppiato veramente il caos.
2 – Tra Frammenti d’Istanti e Preludio al Caos è passato un po’ di tempo, c’è una motivazione che ha portato a questo stacco? E come sono cambiate le cose?
Anche tra il primo nostro disco “Riflessioni di cambiamento” e “Frammenti d’istanti” è passato molto tempo. Ciò è dipeso principalmente dai numerosi cambi di line up. Quando un nuovo membro entra nella band deve aver modo di liberare la sua creatività e condividerla con gli altri ragazzi, questo porta ovviamente ad un allungamento dei tempi di composizione. Il cambio della seconda voce (che poi da noi non ci sono prime e seconde voci) è stato il cambio più drastico e per scelta non abbiamo voluto prendere una voce simile alla precedente, non avrebbe avuto senso.
Mi sono trovato quindi ad aver un altro partner, che fortunatamente conoscevo da tempo in quanto nostro fan e fotografo ai live, con il quale ho cominciato a scrivere, per la prima volta, a due mani. Poi il susseguirsi di chitarristi e la decisione di prendere una seconda chitarra ha fatto sì che dal 2016 ad oggi i pezzi siano stati rivisitati almeno 4 o 5 volte. In mezzo mettiamoci, come dicevo prima, la famiglia, i figli, le trasferte lavorative di alcuni di noi, la vecchiaia e la stanchezza, ecco li che 6 anni passano in un battito di ciglia.
3 – Il vostro ultimo EP è un lavoro davvero d’impatto, parlacene.
Appena abbiamo definito l’ultima line up ci siamo imposti di non ripetere gli errori del passato, soprattutto nella parte compositiva. Era un nostro desiderio smussare ed addolcire le strutture dei brani in modo da renderle meno spigolose, più fluide, meno difficili da ascoltare, pur consapevoli di suonare una musica non proprio per tutti. Volevamo proprio realizzare un lavoro da “bere” tutto in un sorso, che però già al primo ascolto ti lasciasse qualcosa. Inoltre abbiamo voluto inserire diversi assoli, praticamente inesistenti nei lavori precedenti, sfruttando l’alchimia creatasi tra i due chitarristi. Le idee giovani e moderne delle sei corde, unite all’estro ed alla visione particolare delle cose di Daniel, hanno definitivamente portato il sound dei VOLUMI ad una dimensione ben precisa, senza snaturare i punti fermi della veterana sezione ritmica della band. L’esperienza, gli errori passati, i nuovi elementi, hanno contribuito a creare Preludio al Caos dove, dopo tanti anni, sono tornati anche testi meno eterei e più concreti, che affrontano tematiche sociali. Volevamo una vera e propria rivoluzione nel nostro sound e penso, leggendo le diverse recensioni, di esserci riusciti. In tutto questo ha contribuito sicuramente anche il modo in cui abbiamo registrato il lavoro. Consigliati dall’abile ed esperto Fabio Palombi del Blackwave Studio di Genova, con il quale avevamo già lavorato nel precedente EP, abbiamo deciso di registrare in maniera “più sporca”, soprattutto le voci, abbiamo cercato di dare una ascolto più crudo, più live, ma con una potenza e definizione impressionante. Far curare poi il mastering ad uno come Giovanni Versari ha fatto sì che il prodotto abbia raggiunto una potenza di suono incredibile.
4 – A cosa vi ispirate quando scrivete i vostri pezzi? Quali artisti vi hanno formato?
Sembra scontato dirlo ma ognuno di noi ha ascolti opposti l’uno dall’altro. Siamo tutti cresciuti in epoche diverse e quindi la formazione artistica è diversa per ognuno di noi. Certo alcuni “mostri sacri” mettono tutti d’accordo, anche se non ci ispiriamo ad un artista in particolare, “suoniamo quello che ci vien da dentro”. Nel nostro sound molti ci sentono i Korn, i Pantera, i Rage Against the Machine, e per carità mi fa molto piacere, ma in questo ultimo album secondo me la personalità è maggiore, abbiamo un sound molto più vicino ad un metal moderno, meno anni ’90 rispetto ai precedenti lavori.
Le idee per i brani vengono create dai musicisti, si parte magari da un intro, da un riff o altro, io e Daniel a volte abbiamo qualcosa di pronto da adattare oppure ci facciamo trasportare dalla musica. Le nostre canzoni parlano di esperienze personali, di vita, di problemi, di tematiche sociali, di tutto quello che è la quotidianità. In questo album però abbiamo voluto scrivere un pezzo su di noi, di quello che siamo, di cosa suoniamo e perchè lo facciamo. Dopo tanti anni sulla strada volevamo parlare  della nostra attitudine, del nostro modo di intendere la musica.
5 – Di solito vedo spesso vicino al vostro nome l’etichetta crossover. Siete d’accordo con tale classificazione? Quali altri elementi rendono il vostro sound quello che è?
In parte ti ho risposto prima, nel senso che alla fine rientriamo nel crossover, perchè non avendo barriere è naturale che vengano mischiati i generi. Le due voci poi ci incanalano in quel filone. Vorrei però che il termine crossover, associato a noi, non identificasse il filone anni ’90, ma espandesse il termine ad una concezione molto più ampia. Negli anni ci sono stati tanti tipi di crossover, si pensa però sempre al mix tra metal e rap, perdendo di vista il vero significato della parola. Fondamentalmente a noi non interessano le etichette, tantomeno essere inseriti in un filone. Ci teniamo però, soprattutto noi veterani della band, a far trasparire la nostra attitudine hardcore, il nostro spirito D.I.Y., la fratellanza che negli anni abbiamo instaurato con alcune band, il senso di sacrificio ed il rispetto verso le altre band. Lo spirito non deve cambiare mai, lo spirito continua come dicevano i Negazione.
6 – Avete già qualche altro progetto in mente?
Sicuramente in questo periodo in cui non potremo suonare dal vivo, lavoreremo al capitolo successivo di “Preludio al Caos”. Fin dall’inizio abbiamo pensato ad un lavoro diviso in tre capitoli. E’ un momento molto difficile per la musica e per lo spettacolo in generale. Non possiamo far altro che chiuderci in sala ed attendere che si torni alla totale normalità, nella speranza che gli addetti ai lavori riescano ad uscire da questo momento buio.


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Giuseppe Grieco

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