Il concetto di “realismo magico” fa riferimento a molti altri campi della cultura. Come mai avete scelto questo concetto e quali sono le vostre influenze più importanti? Ovviamente non solo in ambito musicale.
Tutto è nato da una piccola riflessione. Gli approcci al mondo e all’arte spesso si possono dividere in due categorie: il realismo (la musica blues, folk, country, il verismo, il positivismo, il documentarismo, i fratelli Lumière, la lotta di classe e così via) e la fantasia (la musica psichedelica, il sogno, il romanticismo e il barocco, i poeti maledetti, William Blake, i viaggi sulla luna di George Melies, i medium, etc).
Questi due approcci spesso sono in contrapposizione, ma quando si uniscono creano Fellini, Bunuel, i Doors, Dalì, Gabriel Garcia Marquez, Simpson, Fortunato Depero, i Beatles, Kubrick, Jung etc., dei mostri sacri che parlano di mondi veri, ma con uno sguardo sognante.
Il nostro sogno è quello di fare una musica a più livelli: non solo blues e rock, non solo dream pop o psichedelia, ma un realismo magico “mediterraneo”. Da qui il titolo del disco, forse un po’ presuntuoso, ma ricco di buoni propositi.
Quali sono invece le band di oggi che vi attraggono o influenzano di più? Sia italiane che straniere.
La musica italiana recentemente si sta decisamente svegliando. Dopo 20 anni di calma piatta (è quasi impossibile distinguere un disco del 1999 da uno del 2013) sembra stia nascendo un pubblico nuovo che chiede spazio, che vuole ascoltare qualcosa che non sia la musichetta italiana o la musica d’importazione.
È evidente che Roma o Milano ancora non sono diventate di colpo le nuove Swinging London, però ci sembra che ci siano segnali incoraggianti. Tutto questo per dire che siamo influenzati sicuramente da tantissima musica italiana nel suo insieme, dai nuovi fenomeni blues, da alcune forme di cantautorato elettronico, etc. Forse in campo internazionale un gruppo contemporaneo che ci affascina notevolmente sono i Tame Impala, per il loro approccio nostalgico e visionario. Poi, chiaramente, siamo influenzati (e tramortiti) da tanta musica del passato…
Quali sono i messaggi principali contenuti nel disco?
In realtà un messaggio preciso non c’è. Ci piace l’idea che il disco possa sembrare una colonna sonora di un film, un continuo flashback. La parola che forse più incarna il contenuto del disco è Nostalgia: degli anni ’60, della musica francese, della Napoli degli anni ’80, della musica surf, dei mielismi blues. Anche l’aspetto grafico del disco ricalca quest’idea: una foto antica di famiglia incorniciata da un tessuto rosso, come una specie di scatola di ricordi bizzarri che viene scoperta e aperta dopo anni di oblio.
Il 10 Febbraio presenterete l’edizione speciale dell’album. Perchè avete deciso di chiamarlo “no release party”? Che volete dire sotto sotto?
Il mondo della musica si muove molto bene dal punto di vista social. Il web pullula di “Release Party” e eventi/happening unici e irripetibili. Nel nostro caso, per fare un po’ di ironia – anche noi faremo un evento speciale – abbiamo scelto di chiamarlo NO RELEASE PARTY perchè il nostro disco d’esordio è già uscito esattamente un anno fa. Per chiudere e riempire il cerchio, abbiamo scelto di distribuire una nuova versione aggiornata del disco, con dentro alcune sorprese. Questa edizione sarà disponibile esclusivamente in formato adesivo. Per averlo e per scoprire le altre sorprese vi inviamo a venire alla serata del 10 febbraio, che ci vedrà sul palco insieme alla bravissima Ilenia Volpe. Vi aspettiamo al di Roma!
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Il 10 Febbraio, al DEFRAG, potrete ascoltare i Martingala presentare il loro ultimo album in versione speciale, un album che, come hanno detto loro stessi, vuole contenere la cultura “da Bunuel ai Simpson” e che dunque merita un ascolto!