Rispetto al precedente Altered States (2013) in Polaris la maturazione della band britannica è portata a compimento. Abbiamo nel lettore un disco semplicemente perfetto, emozionante, curatissimo in ogni dettaglio (e poteva essere altrimenti?), in altre parole un capolavoro! Anzi, a detta del modesto recensore, la migliore uscita in ambito Metal, Prog e affini, del 2015!
L’incredibile incipit, costituito da Dystopia e Hexes, mette subito le cose in chiaro: il ritorno delle linee vocali di Tompkins restituisce ariosità alle intricate costruzioni armoniche e ritmiche di Hexes e soci, faccenda resa ancora più evidente in Tourniquet e nella conclusiva Seven Names, ipnotiche e oniriche al punto che viene voglia di spegnere la luce e alzare il volume per lasciarsi avvolgere completamente dal suono. I momenti topici di Polaris sono tanti: la maestosità di Utopia, con quell’intro dai vaghi reverberi di vocalità che richiamano Jeff Bukley, al quale segue la successiva apertura armonica e ritmica; il viaggio in altri mondi suggerito da Cages; la malinconia plumbea di Phoenix. Non ci sono sbavature, di alcun tipo: ogni elemento, estetico e creativo, trova la sua naturale collocazione all’interno dell’album. Ogni singola nota, suggestione e soluzione ha un suo motivo di esistere e non è mai fine a se stessa. In questa ottica anche brani di più facile presa, come Messenger e Survival hanno il merito di incastonarsi perfettamente nella track list, risultando un piacevole, ma sempre di altissima qualità, momento di rilassamento emotivo tra una bordata sonica e l’altra.
Svestiamo i panni tipicamente nerd, che il genere spesso ci induce a vestire, perché questo disco va ascoltato con pancia e cuore e mandato a memoria in attesa dei concerti italiani che i TesseracT hanno in calendario per febbraio prossimo.
Tracklist:
1. Dystopia
2. Hexes
3. Survival
4. Tourniquet
5. Utopia
6. Phoenix
7. Messanger
8. Cages
9. Seven Names