Se in questi giorni vi capitasse di passare da Glasgow e imbattervi in Stuart Murdoch potrebbe capitarvi di vederlo gongolare proprio come fa “il gatto con la crema” o, per dirla alla Belle and Sebastian, “the cat with the cream”. Il motivo è semplice: il 19 gennaio (il 20 in Nord America) esce Girls in peacetime want to dance, nono album della band scozzese. Un lavoro ispirato, completo e maturo.
Il secondo e più recente singolo che precede l’uscita dell’album si chiama appunto The cat with the cream e getta le prime luci sul sempre maggiore interesse della band per la situazione politica attuale: Men in frocks debate all the policy changes / Everybody bet on the boom and got busted. L’agro-dolce ballad tardo beatlesiana contiene infatti un chiaro attacco al sistema che ritroviamo anche nella bella Allie: When there’s bombs in the middle east, you want to hurt yourself / When there’s knives in the city streets, you want to end yourself.
Non definitelo però un disco politico perché sarebbe estremamente riduttivo: nelle dodici tracce che lo compongono c’è molto altro. Molta autoanalisi ad esempio. L’opener Nobody’s Empire ci conduce per mano, per mezzo di un piano favolesco, nel mondo della sindrome da affaticamento cronico (I was like a child, I was lying strong and my father lifted me up there), patologia con cui Murdoch è costretto a convivere. In un battito d’ali si passa a The party line, primo singolo estratto e brano diametralmente opposto al precedente, poiché ricco di synth, ballabile e divertente. A fargli eco c’è Enter Sylvia Plath, traccia synth pop dedicata alla poetessa statunitense. Nell’intero lavoro l’alternanza tra momenti pop e soft è quasi di 1/1 e crea uno stupendo puzzle che non stanca mai. Perfect couples (i Talking Heads vi respirano al suo interno) incastra alla perfezione il suo funky con la dolce Ever had a little faith?, così come la spaziale The book of you fa da apripista alla silenziosa Today (This army’s for peace).
Un gioco di suoni ben articolato e studiato in ogni minimo dettaglio è il piano su cui si muove Girls in peacetime. Il risultato è quello di un prodotto nuovo ed inusuale per la storia del gruppo, come affermato anche dal batterista Richard Colburn in un’intervista rilasciata a The Quietus: “Non abbiamo mai realizzato un album con questo tipo di suono fino ad ora“. I testi scavano in profondità nel vissuto di chi li scrive e sembrano, stavolta più che mai, eccezionalmente ispirati. Proprio qualche giorno fa Murdoch ha twittato “There’s no way to say to a taxi driver -would you mind not talking? I’m writing a song- without sounding like a wank”.
Girls in peacetime want to dance rappresenta la rinascita della band scozzese, quasi una seconda maturità artistica. I Belle and Sebastian sono ormai liberi dai vecchi vestiti e riescono a manipolare con cura vari generi senza mai eccedere, riuscendo a confezionare forse il miglior album della loro carriera.
Tracklist:
1. Nobody’s empire
2. Allie
3. The party line
4. The power of three
5. The cat with the cream
6. Enter Sylvia Path
7. The everlasting muse
8. Perfect couples
9. Ever had a little faith?
10. Play for today
11. The book of you
12. Today (This army’s for peace)