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La Sera – Hour of the Dawn (Hardly Art, 2014) di Giulia Pierimarchi

Katy Goodman, sembra rimaner legata a quel motivetto di ricordi lisi che fin dalla prima produzione ha sempre caratterizzato le sue composizioni. Eccetto due episodi di rock più ruvido, come nell'overteure Losing to the dark dove, come da lei dichiarato, se ne può scorgere l'influenza dei Black Flag, e la title track dalle energiche sferzate chitarristiche surf-rock, divaga tra melodie doo-woop incrociate a effetti fuzz ed armonie vocali eteree scorrendo su strutture ritmiche jungle. In questo progetto che la vede attiva come solista canta di amori finiti o mai iniziati, di melensaggini da serie tv e di afflizioni adolescenziali curate durante le…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Retromania

Voto Utenti : 3.93 ( 2 voti)
LaSera_LP3Katy Goodman, sembra rimaner legata a quel motivetto di ricordi lisi che fin dalla prima produzione ha sempre caratterizzato le sue composizioni. Eccetto due episodi di rock più ruvido, come nell’overteure Losing to the dark dove, come da lei dichiarato, se ne può scorgere l’influenza dei Black Flag, e la title track dalle energiche sferzate chitarristiche surf-rock, divaga tra melodie doo-woop incrociate a effetti fuzz ed armonie vocali eteree scorrendo su strutture ritmiche jungle.
In questo progetto che la vede attiva come solista canta di amori finiti o mai iniziati, di melensaggini da serie tv e di afflizioni adolescenziali curate durante le feste del liceo con dell’alcool. In questo album vi sono racchiuse le più disparate influenze: The PretendersMinor TreatXThe Smiths, The Cars. Su queste patinature l’album sviluppa tutto il suo centro tematico dando conferma alla performer di essere una attiva e popolare interprete del pop/rock underground. Al pari di altri girl group statunitensi come Best Coast e Dum Dum Girls.
Hour of the Dawn è un disco con svariate soluzioni melodiche: incorpora elementi tratti dal punk, surf, british invasion e più generalmente rock’n’roll.  “Volevamo fare un disco classico americano” dice Todd Wisenbekar – chitarrista che l’accompagna e la sostiene ne La Sera – in un trafiletto riportato sul sito dell’etichetta Hardly Art. E il tentativo sembra essere riuscito molto bene. Le dieci tracce che compongono l’album riescono ad avvicinarsi molto al cuore e all’anima della cultura americana hypster che ascolta la musica pop dal mood retrò con l’intento conscio di recepirla come forma d’arte e di cultura. Chiunque ritiene di poter essere un appassionato di musica e retromania e ascolta la Goodman omaggiare i suoi riferimenti artistici come nel caso dell’ avvolgente interpretazione per Lesley Gore o, in opposizione, delle avverse sonorità per l’hardcore di Greg Ginn, riesce ad ottenere uno scenario in cui affondano le radici della cultura indie giovanile che vuole abbracciare a sè un po’ dei movimenti musicali passati e delle loro ideologie. C’è da dire che dopo un attento ascolto di Hour of the dawn, l’accostamento al quintetto di Hermosa Beach, sembra almeno per noi un po’ difficile da immaginare. I testi delle dieci tracce sono semplici fino all’ingenuità, la linea melodica vocale è vellutata, e i fraseggi di chitarra quando vogliono essere più distorti e iperveloci vengono portati nella più estrema delle ipotesi al surf-punk come nella succitata Losing to the dark. Oppure al power pop come accade invece in Running Wild.
Se La Sera vuole essere un continuo richiamo a tutto quello che nella vita della Goodman è stato importante, tutti questi echi alla musica del passato non fanno altro che porre in risalto la componente nostalgica delle sue canzoni e confermare quello che già sapevamo della Goodman e del suo recording-project: un bravissima artista che nonostante i riferimenti al suo variegato background riesce a rimanere originale e a non sminuirsi. Ma probabilmente a porsi dei limiti di comunicazione espressiva. La tracklist quando varia nel suo gioco coloristico dai suoni chiari e limpidi del beat a quelli cupi e aggressivi del punk o del power pop, dopo la loro iniziale emissione non riescono a permanere e ad avviare una vera e propria evoluzione armonica. Lo stesso vale per la conclusiva Storm’s End – brano in cui la bassline della cantante ha un’incisione sui reverb tons tale da caratterizzare il brano come la traccia più elucubrata dell’intero album – si smorza presto e non permette all’attacco dreamy di proseguire durante la tenuta del pezzo. Tuttavia, speriamo che sia un inizio per lasciar presagire qualcosa di diverso e di più maturo da quello che finora ha proposto.
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Tracklist:

01. Losing To The Dark
02. Summer Of Love
03. Running Wild
04. Fall In Place
05. All My Love Is For You
06. Hour Of The Dawn
07. Kiss This Town Away
08. Control
09. 10 Headed Goat Wizard
10. Storm’s End


Commenti

Silvano Annibali

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