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Fabi, Silvestri, Gazzè @ Palalottomatica, Roma (Testo di Emanuele Genovese foto di Serena De Angelis)

Foto_Concerto_FSG_Roma_18_novembre_2014_SDA_013Roma, 18/11/2014 Palaeur. Si, oggi non lo chiameremo Palalottomatica ma con il nome con cui è stato chiamato fin dalla nascita, quello conosciuto dai romani prima che le sponsorizzazioni selvagge invadessero persino i nomi dei posti storici delle città. Perché i nostri tre giovani artisti scavalcavano le transenne del Palaeur per assistere più da vicino ai concerti ed era il palco del Palaeur che sognavano quando iniziarono a muovere i primi passi proponendo la loro musica nei piccoli locali della capitale. Piano piano ce l’hanno fatta e oggi li ritroviamo tutti e tre insieme sullo stesso palco per un tour in giro per l’Italia a proporre alla gente i loro pezzi storici e i brani scritti a “sei mani” de Il Padrone della Festa. Roma è la loro città e i romani non si sono fatti pregare: Palaeur sold out e per la data del 19/11 (dove verrà registrato un DVD in uscita nella prossima primavera) si avrà la stessa affluenza di pubblico.

La prima parte del concerto inizia proprio a ricordo delle origini e della gavetta, termine quasi sconosciuto a molti pseudo-artisti/cantanti/pippe che invadono radio-tv e che meriterebbero tutt’altro mestiere (ogni riferimento ai fenomeni da baraccone figli dei vari talent è puramente voluto), ma questa è un’altra storia… I tre suonano i primi pezzi su un piccolo palchetto sullo stage a ricordare i minuscoli palchi dei locali romani degli anni ‘90. Si inizia con Alzo le mani, con il suo andare malinconico di piano e chitarra che non lascia certo indifferente il pubblico che all’unisono intona il ritornello con le mani alzate (e come altrimenti!!). Lo show prosegue con questa sorta di piccolo live acustico con solo il basso di Gazzè, la chitarra di Fabi e Silvestri che si alterna alla chitarra e alla tastiera. Si hanno così interpretazioni intime, delicate e coinvolgenti, dove però ne esce un po’ penalizzata Il timido ubriaco di Gazzè che perde d’impatto. Il concerto prosegue con l’ingresso della band dietro ad un telo bianco tra un ottimo gioco di luci e ombre. La band è formata dai musicisti veterani che hanno accompagnato i tre in tutti questi anni. Si viaggia così tra i cavalli di battaglia dei singoli: Il solito sesso (ottimo l’arrangiamento per tromba), E’ non è, Il mio nemico, con tutto il palazzetto che canta a squarciagola .”il mio nemico non ha divisa ,ama le armi ma non le usa, nella fondina tiene le carte visa e quando uccide non chiede scusa…“. I nostri lanciano il medley (nel quale spiccano brani come L’avversario, Annina mia, Dica e Le cose che abbiamo in comune) con un simpatico sketch “pugilistico” con Gazzè e Fabi che si sfidano a colpi di versi e Silvestri che fa da arbitro. Da segnale l’ottimo finale strumentale a conferma del grande valore di tutti i musicisti presenti sul palco.Foto_Concerto_FSG_Roma_18_novembre_2014_SDA_003

La scaletta è lunghissima. Nella parte centrale segnaliamo Life in Sud, brano ispirato dal viaggio di Gazzè Fabi e Silvestri in Sudan a sostegno di Medici con l’Africa CUAMM, con il parterre a giocare con i palloncini promozionali della OMG. Sentita e toccante Canzone  di Anna, con un interpretazione eccezionale di Fabi e L’Autostrada di Silvestri che sul finale diventa Corazon Espinado di Santana cantata dal percussionista Pedro, che da il la a Silvestri per parlare del viaggio a Cuba fatto con Gazzè poco meno di 20 anni fa. Siamo a Roma e che ve lo dico a fare cosa è diventato il Palaeur durante il ritornello di Testardo( “…però se ancora un po’ mi piaci la colpa e dei tuoi baci che m’hanno preso l’anima de li mortacci tua”)!!

Si prosegue ancora in questo live dove ciò che rimane impressa è la straordinaria collettività musicale. Ognuno si inserisce nei brani dell’altro portando il suo stile e la sua interpretazione, valorizzando il pezzo. In questa ottica Silvestri (ad esempio in Favola di Adamo ed Eva), ma soprattutto Gazzè fanno un lavoro eccezionale. Quest’ultimo in Salirò di Silvestri, rielabora completamente la linea di basso, spogliandola da quell’andamento vintage “disco anni ‘70” e impreziosendola di un bel groove funky enfatizzato anche dall’arrangiamento per ottoni.

Saluti, ringraziamenti e tutti giù dal palco. Sebbene la durata finora sia di gran lunga superiore al 90% dei live di artisti pop-rock italiani, è ancora troppo poco per i nostri tre artisti, per la loro voglia di musica e per la loro Roma. Sale virtualmente sul palco Valerio Mastandrea, grazie ad un filmato in cui interpreta la preghiera di un pagliaccio. L’interpretazione è un sali e scendi tra battute (“Guardaci dalle unghie delle donne che da quelle delle tigri ci pensiamo noi!”) e riflessioni nostalgiche che ben si adattano alla figura del pagliaccio (“Manda se puoi qualcuno in grado di far ridere me come io faccio ridere gli altri”). Chiude così l’ottimo, come sempre del resto, Valerio Mastandrea e si ricomincia con la musica. Si riparte con Sornione e piano piano ritornano sul palco tutti i componenti della band. Silvestri li introduce ricordando i primi concerti quando sul palco salivano gli amici ad improvvisare qualcosa, quindi ci aspettavamo l’ingresso degli Inti Illimani, protagonisti di tantissime improvvisate sullo stage con Silvestri, invece niente. Di questa parte sicuramente la migliore è Sotto casa di Max Gazzè, con tutto il pubblico (parterre e gradinate) a ballare e cantare. Musicalmente troviamo particolarmente azzeccata la scelta di affidare il riffone post-ritornello alla tromba invece che alle tastiere com’era nella studio version, il tutto naturalmente accompagnato da “popo-popo-poooo…” della folla.Foto_Concerto_FSG_Roma_18_novembre_2014_SDA_022

Di nuovo saluti ma c’è ancora tempo per un ultimo brano, Il Padrone della festa. Il pezzo è bello ma forse poco indicato per la chiusura di un live, soprattutto dopo i due precedenti brani Gino e l’alfetta e Sotto Casa che hanno fatto scatenare il pubblico.

Più di due ore e mezza di musica di quella buona, band eccezionale, pubblico estasiato, Palaeur che, almeno per una sera, torna in possesso del suo nome, non c’è nient’altro da aggiungere. Forse si: per tutto il concerto si è respirata l’aria genuina di tre amici sul palco che si divertono a fare musica come se fossero a provare in una cantina o al localetto con gli amici ad ascoltarli. E questo non è da poco per professionisti con oltre venti anni di carriera alle spalle. Viva la musica.


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Emanuele Genovese

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