Nello stesso mese e anno in cui la California sceglieva Arnold Schwarzenegger come proprio governatore, sempre negli USA nasceva un oggetto rivoluzionario benché sconosciuto ai più, il fun funding dal genio di Brian Camelio. Originario di Boston, nel democratico Massachussetts, nell’ottobre del 2003 dava vita ad artistshare, progetto grazie al quale i fan possono finanziare le band in cambio dell’accesso al processo creativo.
Da allora questa semplice idea, chiamata poi crowdfunding, si è rivelata un fiume in piena che ha ben presto varcato i confini statunitensi (quest’anno Neil Young ha raccolto circa 6,2 milioni di dollari tramite Kickstarter per finanziare il suo Pono Player, player musicale di alta qualità) arrivando anche in Europa. Ma fermiamoci un momento. Abbiamo detto ‘Europa’? Quella dove (almeno sulla carta) c’è anche l’Italia? Proprio così. Anche in un paese dove ogni buona idea è frustrata dalla pigrizia intellettuale delle istituzioni, il crowdfunding musicale è divenuto realtà. Nel 2014 le piattaforme di foundraising (non solo musicale) italiane sono passate dalle 27 del 2013 a 41 (fonte: Italian Crowdfunding network) e sembrano non volersi fermare.
E così mentre band affermate come Bronson, C.S.I. e Gianni Maroccolo vedono il loro progetto superare e raddoppiare l’obiettivo iniziale, si espande foltissimo un ‘sottobosco’ musicale che, allo stesso modo, riesce a coronare il sogno di realizzare un progetto grazie al contributo dei propri fans.
Ma perché abbiamo usato il termine sottobosco? Ve lo spieghiamo subito, citando l’artista di cui parleremo oggi:
“L’esistenza di un musicista underground è una faccenda faticosa. Per chi, come me, è destinato ad essere relegato definitivamente al sottobosco musicale, diventa una scelta di vita, una battaglia contro quell’insieme di forze oscure che ci vorrebbero tutti automatizzati e programmati per un unico circuito “casa-lavoro-divano”. Ma io, come molti, ho scelto il palco, ho scelto il caso che, in quanto voluto, è l’unica dimensione che può darmi pace…”
Qualche appassionato lettore di Relics ricorderà senza dubbio queste parole, provenienti dal booklet de Il tonico caprone, secondo album autoprodotto di Luca Toniolo, in arte Tonylamuerte. Con il bluesnoiser della bassa padana ci eravamo fermati a questo secondo lavoro (click per la recensione) e al tour relativo passato anche per Roma (qui il nostro articolo). Proprio dal crowdfunding, in questo strano 2014, riparte il suo viaggio. Tonylamuerte è ancora il nome stampato sul passaporto, la destinazione finale si chiama Mondo Muerto e il mezzo di trasporto è il finanziamento di questo progetto da parte dei fans.
Visto il successo riscosso da questa iniziativa, finanziata tramite la piattaforma Musicraiser, ne parliamo proprio con Tonylamuerte.
Il crowdfunding ha ormai preso piede, sebbene in misura minore rispetto ad altre realtà, anche in Italia. La formula classica, almeno in campo musicale, prevede il finanziamento di progetti inediti. Come è nata, invece, nel tuo caso l’idea di risuonare il ‘Tonico Caprone’?
L’idea di base nasce da una situazione di ‘noia’. Tiro fuori questo termine perché siamo in un momento abbastanza difficile per la musica live italiana, c’è un calo di attenzione palpabile che ormai è stato colto da tutti gli addetti del settore. Proprio per questo bisogna impegnarsi attivamente per creare qualcosa che sia diverso dal solito. Ma attenzione: ‘diverso’ non dal punto di vista del risultato sonoro ma dal punto di vista della dinamica che porta ad arrivare ad un prodotto. In questo caso ho utilizzato due elementi per introdurre novità: il crowdfunding e l’aggregazione tra più band. Ho voluto fare qualcosa per me facendo qualcosa per gli altri, dando libero sfogo alla mia curiosità e alla mia voglia di vedere trasfigurare la mia musica.
Il progetto Mondo Muerto è partito benissimo e si è concluso ancora meglio, superando l’obiettivo prefissato. Quali sono, secondo te, i motivi che hanno permesso questa ottima riuscita, rispetto ad altri che non hanno la stessa fortuna?
La riuscita è stata effettivamente ottima (più del 130% dell’obiettivo). Ciò credo sia dovuto al fatto di aver ‘seminato bene’. Spiego: quando vado in giro a suonare per locali mi vedo quasi ‘costretto’ a parlare con molta gente e a relazionarmi con molte persone diverse. Ritengo di averlo sempre fatto mantenendo un basso profilo ovvero consapevole del fatto che non siamo (noi artisti ndr) indispensabili. Credersi tali è il grande difetto del musicista contemporaneo mentre in realtà l’ambiente è saturo. Ragionando su questo ho sempre cercato di seminare rapporti genuini con la gente. Chiariamo, non è buonismo ma è solo essere in grado di stare al mondo. Se una persona mi invita nel suo locale e mi tratta bene, mi da gratificazione, mi fornisce un ottimo posto per dormire e mi permette di ampliare il mio pubblico io lo ringrazierò mille volte. D’altra parte invece, ci sono band che danno tutto per scontato. Se semini male non tornerà mai niente indietro. Anche per il crowdfunding è lo stesso. Nel progetto Mondo Muerto non mi sono limitato a inviare ai potenziali raisers una newsletter o similia ma, partendo da una matrice comune, mi sono rivolto in maniera personale ad ognuno di loro, ad esempio rivolgendomi direttamente a band con cui ho suonato e ricordando i discorsi fatti insieme sullo stato della musica attuale. Ecco, questo credo sia porsi in maniera personale ad un raiser e non in maniera automatica con un messaggio che odori di opportunismo. Gira tutto intorno a questo concetto.
A livello di ‘poetica’, invece, com’è il mondo di Tonylamuerte nel 2014? Arrivato al terzo album è ‘muerto’, nel senso letterale e anche un po’ millenaristico del termine, o questa morte è la rinascita di qualcosa?
Innanzitutto questa è una domanda interessantissima e che speravo qualcuno mi facesse. Credo abbiate capito che ci sono dei cambiamenti in atto e voi, avendomi seguito dalla primissima ora di questa avventura solista, li avete colti alla perfezione. E’ ovvio che in Dimonio Colombo si leggeva una certa spensieratezza, tanto che da alcuni è stato definito addirittura un album ‘demenziale’, termine che io rifiuto categoricamente. Poi mi sono dedicato al Tonico Caprone che è un disco oscuro, che ti guarda di sbieco e dal quale si evince la mia voglia di cambiare e di evolvere. Ora mi sono inventato questo progetto perché avevo bisogno di pensare ma di mantenermi attivo allo stesso tempo. Sono del parere che sia doveroso per una persona che fa musica in solitaria non essere la copia di se stesso. Io potrei rifare un terzo disco di inediti suonato come un mix dei primi due, ma mi annoierebbe. In questo momento sono volutamente fermo coi concerti perché ora per la prima volta vorrei essere io a dettare le regole e non correre dietro a date ed eventi imposti. Il prossimo disco sarà molto diverso, ci sto lavorando anche a livello di settaggio di strumentazione. Mi impegna gran parte del tempo libero a livello di strategia mentale e quindi segnerà una linea di confine tra prima e dopo. La voglia di sperimentare si è già percepita con Mondo Muerto che è un progetto parallelo ma che andrà avanti. Se avrò la fora di fare altri due, tre quattro dischi ci sarà Mondo Muerto vol.2,3,4 perché c’è voglia di sperimentare e di creare rete e ciò è proprio quello che dovrebbero fare i musicisti. Il rocker è lì che si lamenta dalla mattina alla sera ma di per se non crea rete: se ci pensiamo c’è molta più aggregazione nell’elettronica e nel clubbing che nel mondo del rock. Parlando di mainstream vediamo dj come Bob Sinclair che riempiono stadi e creano collaborazioni. Esse possono piacere o meno ma funzionano e da ciò il rock dovrebbe imparare a uscire dai propri schemi mentali. Perciò Mondo Muerto è si punto di partenza per qualcos’altro ma è anche un pretesto per far evolvere me stesso. Non è detto che io ci riesca, questo in futuro lo giudicherete voi.
La scelta delle band che hanno risuonato Il Tonico ha creato un range talmente vario di generi che ha dato un colore completamente diverso dell’album. La selezione degli artisti l’avevi già in mente o hai avuto problemi, limitazioni e ti sei dovuto adeguare? Come si è andata a comporre la formazione?
La scelta delle band è stata una bella avventura. Nel senso che, quando ti trovi a dover coordinare le scelte e gli impegni di così tanti musicisti, ti poni in una posizione di ‘regista’ e quando lo fai per la prima volta sudi freddo. Non è stato difficile reperire le band perché ho agito su due criteri: amicizia e curiosità. Ci son alcune band con cui ho un rapporto di amicizia che dura da anni e altre che conoscevo da poco, ma con le quali ero in ottimi rapporti. In un caso, e posso dirlo apertamente, cioè quello del pezzo di Second Hand Sam ha vinto la mia voglia di scoprire un artista che conoscevo solo a distanza. Lui stesso mi ha chiesto del perché della collaborazione e io ho riposto che a vincere è stata la curiosità. Di ciò non mi sono mai pentito perché questo pezzo a me piace un casino. In un altro caso, quello de Il Ballo del Morto è stato interessante vedere come questa band che non produceva un pezzo nuovo da anni, abbia creato di fatto un pezzo inedito tranne che per la mia idea di base e alcune frasi. All’inizio la cosa mi ha spiazzato ma subito dopo ho pensato piano un attimo, chi sono io per dire alla gente vi do carta bianca, e poi stupirmi se le persone godono di questa carta bianca che io gli do?. Perciò più è diverso il pezzo più io sono contento. Nonostante ci siano alti e bassi nell’album e perciò sia impossibile che all’ascoltatore piacciano tutti i pezzi, l’elemento fondamentale è che l’idea e l’attitudine di base siano giuste al 100%. Ci sono vari stili e vari musicisti e io ho chiesto a loro di stupirmi. E loro l’hanno fatto.
Per chiudere volevamo sapere se avevi già qualcosa che bolliva in pentola per l’immediato futuro. Inediti? Un nuovo album-cover, magari per Dimonio Colombo?
Mi era venuta l’idea di ristampare il Dimonio, usando come cartina di tornasole i commenti della gente. E’ tutta l’estate che mi chiedono se ho ancora il primo disco. Le copie sono state tutte quante distribuite e perciò ho cominciato a pensarci su. Ho usato il social per chiedere un parere ai fans: c’è stato chi mi ha detto di procedere e chi invece mi ha detto di dedicarmi direttamente al terzo album. Ci sto riflettendo perché chi come me non riesce a vivere con la musica deve anche fare un bilancio tra le entrate e le uscite. Mi riservo di tenere ancora un po’ un’incognita. Posso dire che ultimamente a livello mentale sono lanciato verso la genesi di un nuovo disco e spero di dare alla luce questo figlio con l’anno nuovo. Altre novità riguardano ancora il crowdfunding: recentemente ho fatto per la prima volta un concerto privato in acustico, venduto proprio con la raccolta fondi. La cosa è molto interessante perché mi presento solo con batteria sordinata e dobro al naturale. E’ anche un modo per mettere alla prova il pubblico: se gli interessa ascoltano, se non gli interessa e parlano e il concerto non sarà più possibile poiché la mancanza di amplificazione non farà sentire gli strumenti.