R-Evolution Band – The Dark Side of the Wall (Wide Production, 2013) di Flavio Centofante

Vittorio Sabelli, anima del progetto R-Evolution Band, non intende emulare o coverizzare lo storico disco dei Pink Floyd, quanto piuttosto distruggerlo e ricostruirlo (a quel punto, certo, con stimolante difficoltà). Fin dal primo ascolto l’idea appare ci originale, forse troppo. Ma a noi piacciono le imprese, i tentativi impossibili: e alla fine, dopo numerosi ascolti, possiamo dire che questo disco è qualcosa di estremamente interessante. Il disco analizza e ripropone in modo estremamente personale alcune delle tracce dello storico parto dei Pink Floyd (leggi, di Waters), aggiungendo brani nuovi, che in qualche modo rimandano all’opera, o al rapporto che…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Geniale

Voto Utenti : 4.6 ( 1 voti)

500x500-000000-80-0-0Vittorio Sabelli, anima del progetto R-Evolution Band, non intende emulare o coverizzare lo storico disco dei Pink Floyd, quanto piuttosto distruggerlo e ricostruirlo (a quel punto, certo, con stimolante difficoltà). Fin dal primo ascolto l’idea appare ci originale, forse troppo. Ma a noi piacciono le imprese, i tentativi impossibili: e alla fine, dopo numerosi ascolti, possiamo dire che questo disco è qualcosa di estremamente interessante. Il disco analizza e ripropone in modo estremamente personale alcune delle tracce dello storico parto dei Pink Floyd (leggi, di Waters), aggiungendo brani nuovi, che in qualche modo rimandano all’opera, o al rapporto che con essa hanno avuto i suoi ascoltatori, tipo Vittorio Sabelli.
In un’intervista, Vittorio dichiarava questo:La R-Evolution band nasce nel 2010 con lo scopo di rompere gli schemi ripetitivi e standard di cui si abusa a dismisura da tempo, e allo stesso tempo intaccare forme pre-esistenti, fondendo generi e materiali sonori in un blend in cerca sempre di soluzioni nuove. La band parte da un discorso improntato su un jazz moderno che apre all’avanguardia, al rock e alla musica etnica.”
Certo ognuno poi può avere la sua idea sul fatto di operare shakerate, modifiche, rivisitazioni di un’opera famosa come “The Wall”, senza limitarsi a coverizzarla o idolatrarla meccanicamente. Ma i puristi in musica non sono mai stai granchè utili. E visto che la musica, come l’arte più in generale, è poliedrica e soggettiva, secondo me un lavoro come questo è assolutamente normale, oltreché molto interessante. Perché completa l’opera in questione. Perché in alcuni casi è più difficile ricostruire una vecchia struttura, piuttosto che crearla dal nulla. Tanto di cappello. Considerato poi l’alto livello tecnico e poetico dei musicisti del progetto, non resta che buttarcisi a capofitto.
Il viaggio inizia già con In the flesh?, chitarre più potenti, clarinetto di Sabelli in bella vista, voce che fa il verso a certi accenti inglesi. Che ci sia un po’ di Zappa dietro l’angolo? Staremo a vedere. Gli improvvisi cambi direzionali, che troveremo in tutto il disco, sono piccole forzature che, dopo un attento ascolto, risultano invece essere azzeccate: rendono più vivi i momenti salienti della struttura dei brani storici. Il neoclassicismo del clarinetto di Sabelli si muove nel prog anni ’70 (The baddest days of your life), nel jazz e nell’ambient. Fa capolino il growling in The tin ice, il trash in Another brick in the wall Pt.2, il trip hop in Hey you (Intermade), la follia in The trial. Ma il blend dell’opera (perché di opera si tratta) è composto da un’infinità di generi e sfumature: suoni da orchestra sinfonica, metal in tute le salse, pop e contemporanea, elettronica, avanguardia, reggae, hardcore.
La traccia Is anybody out there è trascinante e quasi epica. Molto Interessante il “parlato” di Sonia Bellini, free, rumoroso, gutturale, dolce, melodico. Non si può non uscire destabilizzati da un disco come questo, specie se si è amanti dei Pink Floyd. Forse piacerà più ai floydiani barrettiani (più aperti e simpatici) che a quelli watersiani (ovviamente vincitori, ma anche più conservatori e antipatici). Ma il lavoro che la band ha fatto su “The Wall” è meraviglioso: soprattutto lo studio di ciò che è dietro alle semplici canzoni del disco: e cioè le ossessioni di Waters, i personaggi e i luoghi, il film di Alan Parker. E se è vero che Sabelli e co. già si stanno dedicando a “The dark side of the moon”, allora c’è da preoccuparsi (divertirsi).

Tracklist:

1. In The Flesh? 

2. The Thin Ice 

3. Another Brick In The Wall Pt. 1 

4. The Baddest Days Of Your Life 

5. Another Brick In The Wall Pt. 2

6. Mother

7. Goodbye Blue Sky

9. Empty Space

10. Young Lust 

11. One Of My Bad Days 

12. Requiem: Funeral Of Mary II/Don’t Leave Me Now

13. Cold As A Waltz 

14. Another Brick In The Wall Pt. 3 

15. Hey You/Intermede 

16. Is Anybody Out There? 

17. Nobody

18. We’ll Meet Again

19. Bring The Boys Back Home 

20. Comfortably Numb 

21. The Show Must Go Latin

22. In The Flesh?

23. Run Like Bells 

24. Another Rock In The Wall

25. Waiting For The Worms

26. The Trial

27. The Dark Side Of The Wall 


Commenti

Stefano Capolongo

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