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Diaframma @ Black Out Rock Club, Roma (testo di Daniele Latini, foto di Matteo Mariani)

ok3_3Oggi parliamo di un concerto che ha sulle spalle il peso della storia, una storia indimenticata e sempre affascinante, quella dei Diaframma.

Nati nello stesso contesto musicale dei Litfiba, in quella Firenze New-wave degli anni 80 che molto ha donato alla musica italiana, si affermano e continuano ad eseguire live i loro pezzi a distanza di 30 anni con la stessa carica e convinzione dei primi tempi.

Federico Fiumani, il leader cantante, chitarrista e autore, l’unico componente rimasto della formazione originale, spruzza energia da tutti i pori, con una fedeltà vocale notevole che solo i grandi riescono a mantenere.

Dopo aver partorito in breve tempo Preso nel Vortice, prodotto dalla sua etichetta Diaframma Records e distribuito da Self Records, la band fiorentina torna sul palco del Black Out di Roma, riempito a dovere, costringendo il Fiumani ad entrare passando in mezzo al pubblico sorridente (caratteristica tipica e positiva del locale, dovuta alla struttura).

La line up vede i musicisti che hanno contribuito al disco, ossia Luca Cantasano al basso e Lorenzo Moretto alla batteria, con Edoardo Daldone alla seconda chitarra. ok2_2

Pietre miliari della loro discografia come Tre volte lacrime, Diamante grezzo, Gennaio, Acqua e soprattutto Siberia, che provoca sempre un’emozione fortissima a tutti coloro che sono cresciuti a pane e post-punk e ricordano con enorme adorazione la voce del precedente cantante, Miro Sassolini, su quel capolavoro di album, si alternano ad alcuni brani del nuovo album come Claudia mi dice, ATM, I sogni in disparte e Infelicità.

Un’ora e mezza che scorre veloce, con un Fiumani in forma e di buon umore e che conclude con un bis prolungato per le richieste incessanti del pubblico appassionato: Labbra blu, Madre Superiora, Mi sento un mostro e Caldo.

ok4_4Un live che come al solito colpisce e valorizza il nuovo album, composto da ben 14 tracce, come la sola vena creativa incessante di Fiumani riesce a sfornare. Da sottolineare brani come Ottovolante (incentrato sull’amicizia e dedicato a Piero Pelù) e la grinta sempre presente nei riff e nelle composizioni in generale, arricchite dalla scelta di collaborazioni esterne di Gianluca De Rubertis de Il Genio alle tastiere, Enrico Gabrielli (sax, armonica, piano e MicroKorg), e le voci di Marcello Michelotti e Alex Spalck, oltre a Max Collini.

Una carriera che sembra non fermarsi mai e un Fiumani che non ha alcuna voglia di cedere il passo alla nostalgia, che seppur assopita dalle produzioni frequenti, si instaura sempre più, come è ovvio che sia, negli amanti di quella musica italiana e di quel panorama artistico meraviglioso degli anni 80, del quale oggi si può raccoglierne solo le ceneri, purtroppo.

Grazie al Blackout Rock Club per aver ospitato questo evento, e grazie a Big Time per la preziosa collaborazione.


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Daniele Latini

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