Score
CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'
Conclusione : Rabbioso
A volte le cose sono diverse da come sembrano a prima vista, direbbe Don Matteo. Gli Altri sono diversi da quello che sembravano al primo acchito. La band savonese è uscita ad inizio anno con questo primo album: Fondamenta, Strutture, Argini; che sulle prime, si credeva avrebbe ripercorso la stessa strada del primo EP, Incipit, ed invece, nonostante non ci sia una differenza così sostanziale nella costruzione, risulta un lavoro completamente diverso, più mirato, più cattivo, più suonato, più tutto. Gli Altri hanno fatto sicuramente un salto di qualità e lo dimostra anche il numero di realtà che hanno creduto in loro, cosa che non capita spesso, ma che dovrebbe essere da esempio, visto che permette di frammentare i costi, aumentare le possibilità all’intero progetto e, quindi, di poter pubblicare l’album in free download. Nello specifico, la produzione è ad opera di: Taxi Driver, DreaminGorilla, QSQDR, Savona Sotterranea, Rude Records, Bus Stop Press, Borri Punk Asso, Collane di Ruggine, Buridda Distro, Salterò Autoproduzioni.
Questo è quello che si può chiamare un bel disco, perchè riesce ad essere orecchiabile, espressivo, cattivo e dissonante, senza cadere nelle schifezze tipiche di coloro che giustificano la mancanza di ritmo e suoni con le parole “hardcore” o “noise” o “stoner” o tutte e tre insieme. Sanno suonare, prima di destrutturare in distorsioni e riverberi. Questo è anche uno dei cambiamenti più significativi, rispetto all’EP, perchè hanno trovato le giuste misure tra di loro come gruppo ed individualmente tutti ne hanno tratto giovamento. L’inserimento di Manuel Rosso al violino elettrico, ha aggiunto quel qualcosa che mancava. Cera, la settima dell’album, è l’esempio di questo equilibrio, in cui i passaggi tra post rock/noise/hardcore sono equilibrati proprio dalla presenza del violino. Insomma, con questo FSA hanno dato una ventata d’aria fresca alla scena savonese e ligure, che ci aveva dato tante cose belle, ma che purtroppo si erano perse per strada.
Il disco è rabbioso, quella rabbia che ti fa venire la bava alla bocca e che sfocia nel famoso pugno sul muro. Raccontano il nostro tempo, il provincialismo, come tanti altri, ma non è per l’originalità dell’idea, ma per il modo in cui è espressa, che piace questo lavoro. Le influenze sono molteplici, variegate e spesso miscelate all’interno della stessa traccia, quindi è inutile anche soffermarsi ad enumerarle.
La succitata Cera, resta, secondo chi scrive, il pezzo più bello dell’album, in cui il matrimonio tra i vari generi e i vari strumenti, arriva al suo punto di corda. Il mio solo spazio possibile ha un senso di disperazione intrinseco e l’atmosfera ricorda i Massimo Volume, per citarne uno famoso, più da vicino i Bar Noir per citarne uno meno conosciuto. Avevo detto che non avrei citato le influenze, ma le regole sono fatte per essere infrante. Istanbul è strumentale, parla della città sospesa su un ponte tra modernità e tradizione, espressa dal gruppo, forse, anche attraverso la chitarra acustica, contrapposta agli strumenti elettrici, mentre il rullante incalza in una pioggia di vibrazioni della cordiera.
Fondamenta, Strutture, Argini è un disco che invito caldamente ad ascoltare. Si può ascoltare gratuitamente, quindi fatevi rubare 36 minuti.
Tracklist:
1. Oltre il rumore
2. Il mio solo spazio possibile
3. All’orizzonte
4. 06.33
5. La difficoltà del volo
6. Istanbul
7. Cera
8. La falena