Giovanni Truppi apre questa serata, in cui sembra che il temporale si sia appena concluso proprio per lasciare spazio a lui e al suo talento che incanta. Lâatmosfera infatti da tumultuosa a fin troppo quieta riacquista carica e colore non appena lui sale sul palco. Tra i primi pezzi proposti, ascoltiamo âTâammazzo â e âIl giovinastroâ, entrambi caratterizzati da tanta veritĂ condita di un sarcasmo che la rende cosĂŹ evidente solo a chi Ăš predisposto a coglierla. Anche i fatti piĂč lampanti ed oggettivi sono tali solo se siamo liberi da filtri e pregiudizi che ci rendono ciechi, sembra proprio questo una delle prime sensazioni trasmesse da questo giovane ed estremamente talentuoso musicista. Dal punto di vista musicale, i suoni sembrano semplici, il âclassicoâ abbinamento voce-chitarra, ma câĂš di piĂč dietro. In ogni nota si respira accuratezza, attenzione al dettaglio, una vena rock e piĂč âscanzonataâ che ben si amalgama con unâaltra cantautorale notevole e di stampo piĂč classico ma non per questo banale. Infatti, ciĂČ che di Truppi davvero affascina Ăš la âdelicata brutalitĂ â, che in questo unico caso non sono termini in contrasto, con cui non la manda a dire,per nessuno, ma al tempo stesso senza traccia alcuna di arroganza o di pretesa di dettare ordini o fare la voce grossa, che non serve per ottenere risultati. Lui lavora sulle menti di chi ascolta, che Ăš la forma piĂč potente di incanto ed anche di interiorizzazione, e sui suoni, sul suo talento mai lasciato libero di non essere coltivato con umiltĂ e determinazione. Tutto questo si conferma nei pezzi successivi âCome una cacca seccaâ, dal titolo quanto meno eloquente, che Ăš un pezzo ancora piĂč introspettivo rispetto agli altri ma con una forza comunicativa non certo inferiore.
Prima di salutare il pubblico, scarso ma molto ammirato e coinvolto, suona anche un suo pezzo insieme alla successiva band, ovvero The honeybird & the birdies, in cui, a piĂč voci, continuano tutti quanti ad incarnare la voglia di libertĂ , di ascoltare e di vivere che sempre dovrebbe caratterizzare lâessere umano oltre che la musica. Si tratta infatti di una sensazione che indubbiamente Truppi ha in comune con la band The honeybird & the birdies, pur se su tutti gli altri fronti appaiono molto diversi, sia come genere sia come approccio. Si tratta di un trio formato da due donne e un uomo, di nazionalitĂ varie, le loro cittĂ di origine infatti sono, rispettivamente, Catania, Los angeles e Torino. Il magma di influenze culturali si avverte moltissimo nella musica che propongono: un mix davvero singolare di rock (soprattutto per la batteria e il basso, sempre presenti), suoni che ricordano da un lato le forme piĂč primordiali ed incontaminate di psichedelia e dallâaltro lato sonoritĂ latine molto selvagge, con accenni non indifferenti di rap e raggae e lâutilizzo di insoliti strumenti musicali che rendono lâinsieme ancora piĂč particolare. In particolare, utilizzano il charango, ma anche berimbau, ukulele ed organetti vari no mancano nei loro pezzi.Si capisce subito inoltre, oltre alla ricchezza culturale e musicale, come portino anche sul palco una ricchezza interiore ed una forte sensibilitĂ a temi importantissimi a cui i piĂč non pensano. Si parla infatti, nel mezzo di unâatmosfera colorata e variopinta, anche di argomenti quali genocidio e guerra civile, e di che valore abbia per i Rwandesi il 4 luglio, che simboleggia la fine (quasi ventâanni fa) di una delle piĂč tremende e truculente guerre civili della storia. Si respira poi unâaria di istintualitĂ che viene fatta risvegliare, e di libertĂ da tutti i diktat sociali a cui spesso ci sentiamo cosĂŹ vincolati inutilmente, che comprimono invece individualitĂ e creativitĂ . Sono una band davvero particolare da tutti i punti di vista, e proprio per questo interessanti, per chiunque ami la musica e la ascolti con lâorecchio sempre attento a nuove contaminazioni. Anche le scelte linguistiche sono varie ed arrichiscono ulteriormente la serata ed il coinvolgimento del pubblico, che sembra ogni minuto un poâ piĂč folto ed attento, ed anche piĂč rilassato e preso dalla musica, con leggerezza ed allegria nonostante i temi trattati. E di certo non Ăš solo per qualche birra in piĂč. Quello che ci lasciano artisti cosĂŹ, infatti, Ăš una di esplorare, di conoscere e di conoscersi che Ăš cosĂŹ rara da riuscire a trasmettere. La serata si conclude cosĂŹ, un poâ sognando un poâ riflettendo, sicuramente senza pentimenti o insoddisfazioni.
Grazie a Rassegna Ausgang per aver organizzato questâevento, nonchĂ© a BigTime per la preziosa collaborazione.
The Honeybirds
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Giovanni Truppi
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