Score
CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'
Conclusione : Meritevole
Leggo sul vocabolario la definizione di “progressive”: qualcosa che avanza regolarmente, progressivamente; corretto, ma in teoria. Da quando questo termine è stato applicato ad un determinato genere musicale, abbiamo assistito ad una vera e propria “faida” rivolta verso cosa lo sia oppure no. Discorsi che lasciano il tempo che trovano, a mio avviso: quarant’anni fa, questo tipo di musica era soprannominata “d’avanguardia” o addirittura “pop”, dato che a volte finiva anche in classifica (orrore, vero?). Portare avanti un certo tipo di proposta (per essere chiari: quella di Banco Del Mutuo Soccorso, Yes, primi Genesis, e tanti altri) continuando a interrogarsi e fare sterili polemiche sul fatto che sia “progressive” o “regressive”… beh, lo lascio a questi “esperti” o pseudotali. Soprattutto quando certi stilemi, ormai ampiamente consolidati, vengono ripresi con la qualità e la perizia tecnica di questi Ingranaggi Della Valle: questa band romana è al suo esordio (esatto, avete letto bene), e già si colloca tra i migliori interpreti ATTUALI del genere. E sottolineo: attuali, non dei ’70. Mi sbilancio e mi esalto molto raramente di solito, ma sono convinto che questo sia uno dei (pochi) casi quasi obbligatori; ascoltare il disco per capire il perché. Ovviamente non c’è nulla di originale nei solchi di questo disco, e non è propriamente un male, o almeno, non in quest’occasione: questi ragazzi (età media ventuno anni!!) raccolgono le influenze di diverse gloriose bands come Perigeo, Area, Mahavishnu Orchestra, Arti E Mestieri, Allan Holdsworth miscelandole in modo intelligente e non risultando noiosi, o ampollosi. Troppe volte la prolissità e il voler strafare ha portato gruppi del genere sulla strada della noia ma, per fortuna, non è questo il caso. Il concept del disco narra dello svolgimento della prima crociata, avvenuta nel 1096 sotto la pressione di papa Urbano II; metto l’accento su questa data perché nel booklet del cd (forse un refuso di stampa?) troviamo scritto 1097, anno in cui invece cade la città di Nicea, capitale dell’Antiochia, per mano dei bizantini. A parte queste precisazioni di carattere storico, la band cerca di recuperare un certo sound “vintage” avvalendosi di strumenti come l’organo Hammond, il Mellotron e il MiniMoog; oltre a questi troviamo un violino e, per quanto riguarda le percussioni, nagara, gatham, oltre alle tibetan bells. Il punto forte dell’album, e della band, è sicuramente l’equilibrio tra parti cantate e strumentali (a volte dal tocco etnico), mentre non ho gradito il missaggio delle vocals (anche perchè hanno molto più “tiro” dal vivo) ma questo è un mio limite: credo, infatti, che posizionare una voce su una base musicale di questo tipo sia sempre arduo. Citando le singole canzoni, la mia preferita è sicuramente Cavalcata, mentre non afferro l’utilità dei guest Mattias Olsson degli Anglagard e Dave Jackson, ex Van der Graaf Generator. Nulla di personale contro di loro ma, onestamente, un gruppo di tale levatura poteva farne benissimo a meno. In tutti i casi, un altro centro per la Black Widow Records che si conferma una delle migliori etichette italiane (almeno per il sottoscritto). Ora non dovete fare altro che alzarvi dalla sedia e andarvelo a comprare, non rimarrete delusi.
Setlist
1. Introduzione
2. Cavalcata
3. Mare In Tempesta
4. Via Egnatia
5. L’Assedio Di Antiochia
6. Fuga Da Amman
7. Hairuvan
8. Masqat
9. Jangala Mem
10. Il Vento Del Tempo
11. Finale